Solo Exhibition

Panoramas


La Galleria Cristina Busi è lieta di presentare "Panoramas", un progetto a quattro mani di Matteo Mezzetta e Massimiliano Zaffino.

Accomunati da una lunga amicizia e da un sodalizio professionale che li ha visti maturare insieme negli anni, ognuno inseguendo la propria cifra stilistica, ma indubbiamente condividendo una medesima concezione della pittura, presentano entrambi una selezione di tele in grado di innescare un dialogo pittorico stimolante e reciproco. Tema comune è il concetto di "panorama", da intendersi non in senso naturalistico ma metaforico, perché le tele dei due pittori, comprensive sia di vedute panoramiche del tutto verosimili ma palesemente artefatte (Zaffino), sia di stranianti scene di interni e situazioni domestiche impreviste (Mezzetta), appaiono venate di atmosfere visionarie vagamente surreali.

Se una comune matrice iperrealista accomuna la prassi pittorica dei due autori, certamente non mancano le differenze. Innanzitutto nell'uso del colore, che è squillante e magistralmente modulato in Zaffino, ridotto ad un sapiente bianco e nero in Mezzetta. Entrambi muovono dall'elaborazione di materiale fotografico nella più classica tradizione iperrealista, ma mentre Zaffino compone i suoi collage pittorici partendo da eterogenee immagini di repertorio (materiale fotografico di recupero e personale), perdendosi per strada ogni dettaglio aneddotico originario per esiti pittorici senza storia né tempo, Mezzetta compone i suoi quadri a partire da scatti fotografici pensati a priori, attraverso sessioni fotografiche ospitate in veri propri "set" precedentemente allestiti, nell'intento di dipingere in seguito delle tele certamente in gran parte pianificate, e che però conservino la naturalezza dell'istantanea. In entrambi i casi, si hanno esiti perturbanti che concedono poco al delirio surrealista o all'allucinazione inverosimile, essendo i due attentissimi a modulare il registro del reale con quello dell'immaginario secondo compromessi pittorici per lo più equilibrati. "Realismo magico", in effetti, è la definizione che meglio di qualunque altra identifica e accomuna la pratica artistica di entrambi.

Negli interni di Mezzetta, protagonisti sono melanconiche nature morte ammantate di classiche atmosfere metafisiche, naturalmente testimoni del gusto attuale dell'epoca; o i gesti minimi di una giovane e misteriosa donna della quale non scopriamo mai il volto, e che appare ritratta in situazioni certamente curiose, ma non necessariamente inusuali. Tali atmosfere domestiche, rarefatte e sospese, rendono le visioni d'interni di Mezzetta stranianti e insieme ordinarie, un mix particolarissimo di familiarità e alienazione. Atmosfere simili si respirano in Zaffino, che ai luoghi chiusi preferisce vedute campestri e l'aria tersa di cieli e vallate. Popolate di una moltitudine colorata di personaggi, ora intenti ad osservare incuriositi lo spazio circostante, ora a compiere gesti non sempre decifrabili, anche le sue tele restituiscono situazioni verosimili e allo stesso tempo del tutto improbabili, di nuovo secondo ossimori procedurali tesi a raggiungere un perfetto punto di equilibrio. Tele che però, nel caso di Zaffino, appaiono informate da quelle istanze "metalinguistiche" proprie della post-produzione digitale che il modus operandi di Mezzetta, teso com'è alla presa "in diretta", invece non contempla: nel suo caso lo scarto semantico sta tutto nel soggetto ritratto. Zaffino, cioè, interviene "dopo" laddove Mezzetta ha allestito "prima", entrambi miscelando in dosi equivalenti progettualità e improvvisazione, quotidianità e sospensione temporale, immaginazione e realismo, per un risultato finale di pari originalità ed efficacia.








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